Ermes, Mercurio per i romani, messaggero degli dei, guida delle anime del mondo sotterraneo. Protettore dei viaggiatori, dei commercianti, dei ladri e di tutti coloro che avevano bisogno di un “eloquente amico” che portasse fortuna. I simboli che lo rappresentano sono il caduceo, una bacchetta con due serpenti aggrovigliati, e un cappello da viaggiatore a larghe falde.
Ermes era considerato dio dei “passaggi” in quanto poteva andare “oltre la soglia” dei tre mondi conosciuti. Con i suoi calzari alati, dal cielo dell’Olimpo era in grado di correre a grande velocità sulla terra, discendendo poi agli inferi.
Puoi sollecitare l’Ermes interiore in ogni momento della tua vita, in risposta a forti cambiamenti esistenziali che ti richiedono di affrontare novità, percorrere nuovi territori o quando sei disposta ad abbandonare gli schemi e agire con astuzia e creatività. Lui può venirti in aiuto ogni volta che hai bisogno di un nuovo inizio, ma hai timore del caos che questo stravolgimento potrebbe apportare alla tua quotidianità.
ERMES: IL MITO
L’indole di Ermes, figlio di Zeus e Maia, fu chiara fin dalla nascita. Appena lattante uscì dalla culla, a mezzogiorno aveva inventato la lira e la sera aveva rubato alcune delle giovenche del fratello Apollo.
Apollo portò Ermes davanti il giudizio del loro padre, Zeus, ma il dio briccone si dichiarò assolutamente innocente: “sono un neonato impegnato a bere il latte di mia madre, a giacere avvolto nelle fasce… ti sembro, forse, in grado di fare ciò di cui mi accusi?”.
Sia Apollo che Zeus risero bonariamente di queste bugie. Pur riconoscendo la scaltrezza di Ermes, alla fine lo costrinsero a confessare il furto, arrivando ad un accordo.
Ermes come protagonista principale di altri miti è poco presente, ma grazie alla sua agilità si sa che rese molti servigi agli dei. Per esempio, Zeus gli chiese di recarsi nel mondo negli inferi per riportare Persefone dalla madre, come ti racconto qui.
Egli aiutò anche molti mortali consigliando loro trucchi e tecniche per affrontare nemici o difficoltà, come quando favorì l’eroe Perseo nel sconfiggere Medusa.
ERMES: L’ARCHETIPO DELL’AGILITA’
Il bambino Ermes, come nel mito, è sempre in movimento, precoce nel parlare o nel camminare. Avrà, insomma, l’argento vivo addosso (non a caso per i romani, Ermes era Mercurio).
Se combina qualche guaio, o inventa storie, sa farsi perdonare grazie alla sua simpatia.
Se da piccolo i suoi astuti imbrogli posso suscitare ilarità perché sono senza malizia, rischiano però di trasformarsi in qualcosa di grave da adulto se non gli viene insegnato il senso dei limiti e delle regole, il rispetto dei sentimenti e delle proprietà altrui.
Quando non viene educato a ciò, il ragazzo Ermes potrebbe decidere di usare la sua astuzia per dedicarsi al raggiro, al furto o alla truffa.
Questa “agilità” può esprimersi non solo come inclinazione mentale, ma può anche essere una necessità fisica: gli uomini (e le donne) che viaggiano, che vivono continue avventure, sempre pronti ad accogliere nuove opportunità, hanno una forte presenza di Ermes interiore.
Un tempo erano i grandi esploratori, come Marco Polo o Alexandra David-Néel, che viaggiò in lungo e in largo per tutta l’India.
Oggi Ermes può essere colui (o colei) che si occupa dei servizi per l’estero di grandi multinazionali, risolvendo complicate trattative tramite l’agilità di pensiero. Grazie alle sue doti di eloquenza, unite alle sottili strategie di persuasione, può essere anche una guida turistica, un abile diplomatico o un politico, un travel influencer.
ERMES: GUIDA E VIAGGIATORE
Alcuni racconti mitici mettono in risalto un altro aspetto di Ermes, quello di messaggero e guida delle anime nel mondo dell’oltretomba.
Ermes “psicopompo”, come traghettatore di anime, rappresenta l’archetipo di colui che conduce gli altri ad esplorare le dimensioni della propria interiorità. L’Ermes di oggi potrebbe essere uno psicologo, capace di guidare i suoi pazienti durante importanti momenti di transizione, come l’elaborazione di un lutto o un cambio di lavoro.
L’incarnazione del viandante/viaggiatore può esprimersi anche nelle relazioni affettive rendendo Ermes un uomo emotivamente inafferrabile. Attraverso i miti, si sa che Ermes si unì a molte compagne e che generò vari figli, anche se a queste storie viene dato poco spazio perché la divinità è la rappresentazione del dio scapolo, eterno Peter Pan, che non intreccia relazioni stabili.
Le donne possono innamorarsi dell’uomo Ermes, del suo fascino e della libertà che rappresenta, ma soffrono quando questa caratteristica si rivolta contro di esse. Sempre in movimento, lui potrebbe scomparire quando la relazione inizia a consolidarsi (Ermes, dai calzari alati, potrebbe sentire la sensazione di “aver la palla al piede”). Se torna, lo fa senza scusarsi e senza tener conto della sofferenza arrecata.
SVILUPPARE ERMES
Se l’uomo Ermes, ad un certo punto della sua vita, si rende conto che l’inclinazione di eterno fanciullo ha condizionato troppo la sua esistenza, può chiedere l’aiuto di tre archetipi: Zeus, Apollo e Afrodite.
Per mitigare l’impulso di fuga davanti alle responsabilità o coltivare concretezza, può mettersi alla ricerca di un maestro più anziano o del proprio Zeus interiore, che lo guidi nel sviluppare razionalità e progettualità a lungo termine.
Quando Ermes rubò le giovenche del fratello maggiore Apollo, il dio del sole e della chiarezza vide oltre le bugie dell’infante e non si fece ingannare. Ermes può attivare l’archetipo di Apollo per dominare la sua parte di briccone, imparando le regole e imponendosi di rispettarle.
L’uomo Ermes non si sposò e non ebbe una compagna, ma può evolvere innamorandosi di Afrodite, donna che ama e ascolta, ma che non vive una relazione in simbiosi all’altro.
La forza della dea, che spinge amorevolmente ogni essere vivente verso l’altro, può portare l’alato Ermes a correre “incontro” agli altri, e non a scappare da essi.
ERMES E ESTIA: L’INTEGRAZIONE DEL MASCHILE CON IL FEMMINILE
“Qualsiasi singola divinità può prevalere, farsi monoteistica, ed Ermes oggi è ovunque. Vola per l’etere, viaggia, telefona, attraversa ogni confine. […]. E poi, naturalmente, c’è il World Wide Web, la rete mondiale di Internet. Per cui siamo in uno stato di intossicazione comunicativa e informatica. Non ha importanza quale sia l’informazione, non ha importanza con chi comunichiamo, lo facciamo e basta e questa è una malattia ermetica – un’overdose, un monoteismo di Ermes”.
James Hillman
Maia, la madre di Ermes, era una timida ninfa, che viveva in una modesta grotta. Archetipamente questa figura ha molto in comune con Estia, Vesta per i romani, la dea del focolare domestico e della casa, e una delle mie divinità preferite.
Estia e Ermes nelle abitazioni e nei templi dell’antica Grecia comparivano insieme: il focolare rotondo, simbolo di Estia, era posto al centro della casa per proteggerla, mentre Ermes, rappresentato da una pietra a forma di colonna, si trovava sulla soglia, facendosi guida fuori nel mondo, dove capacità comunicative, intelligenza e astuzia sono caratteristiche importanti per la sopravvivenza.
Oggi queste due inclinazioni – diverse ma complementari – non sono più in equilibrio.
Ermes, come incarnazione della nostra epoca, è una virulenta forza attiva che ci trascina fuori da noi stessi, facendoci perdere il centro che ci consente di rimanere saldi in mezzo al caos del mondo esterno.
La modalità estiana, con il suo semplice quotidiano, invece, è sempre più svalutata, e non è un caso che lei sia una delle dee meno conosciute del pantheon greco.
All’opposto, è anche vero che Estia, quando è un archetipo predominante, potrebbe portare a non cogliere nuove opportunità o a contrastare i cambiamenti.
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